![GoT 2x08 [neofiti]](http://www.serialmente.com/wp-content/uploads/GoT208_neofiti.png)
Disclaimer: Ciao. Questo articolo è esattamente identico all’altro che vedi in home sullo stesso episodio, l’unica differenza è che qui commenta chi NON ha letto i libri di George R. R. Martin della saga A Song of Ice and Fire e può solo fare ipotesi, non spoiler, sull’avanzamento della trama.
Per spiegarci meglio: Su intelligente suggerimento di un utente (Rampion), abbiamo infatti deciso di seguire l’esempio di The A. V. Club e sdoppiare l’articolo per consentire a tutti di discutere in tutta tranquillità dell’episodio, senza preoccuparsi di spoiler che possano rovinare la visione della serie. Pertanto, i commenti in calce a questo articolo sono riservati solo agli utenti che non hanno letto i romanzi da cui è tratto lo show. Nessuno spoiler sarà tollerato.
La discussione è aperta anche ai lettori di libri capaci di infilarsi un calzino in bocca.
You are the dumbest cunt alive
Se è vero che un uomo si giudica dalle persone con cui si accompagna, con chi si accompagna Theon Greyjoy..? Non con gli Stark, che non ha mai smesso di considerare degli educati carcerieri, non con la gente di Winterfell, che anche dopo lo scempio fatto dei due giovani Stark (o quelli che credevamo essere i due giovani Stark) (oh, come on, qualcuno di voi ci ha creduto veramente?) affronta stoicamente l’occupazione senza dargli neanche la soddisfazione di aver paura di lui, non con la sua famiglia naturale, costantemente impegnata a castrarlo (figurativamente) e imputargli di non essere abbastanza “cattivo”, e non con gli Ironborn, gli uomini delle Isole di Ferro cui sport preferito sembra essare minare la sua autorità e comportarsi come se non esistesse (con la sola, inquietante eccezione di Dagmer, che sembra trovare un piacere tutto suo nello spingere Theon a fare una cazzata sempre più grossa ogni settimana).
Tante cose si possono dire di Theon Greyjoy, e tante gliene abbiamo dette, ma la più vera di tutte è che è un personaggio profondamente, irrimediabilmente solo — forse, assieme a Sansa Stark (oh Sansa where are you nao we miss ya so much Sansa), il più solo di tutti in questa serie traboccante di gente.
Tornano in mente le parole di Jaime, che nella prima stagione, riferendosi alla sua presenza in mezzo agli Stark, l’aveva paragonato a uno squalo sulla cima di una montagna. E allora non è difficile indovinare come andranno a finire le cose, quando Yara, dopo averlo apostrofato “the dumbest cunt alive” (non a torto, e con sommo divertimento del sottoscritto, sia chiaro) cerca malamente di convincerlo a mollare la presa, prendere atto di non essere tagliato per… qualunque cosa stia facendo a Winterfell, e tornare all’ovile dicendogli pressapoco “morirai come un coglione, almeno vieni a morire come un coglione vicino al mare, in mezzo alla tua gente”. No, Theon Greyjoy, principe di Winterfell, morirà come è vissuto: triste, solo e grottescamente fuori posto.
Father knows best
Certo qualche dritta sulla differenza che passa fra occupare militarmente e governare, Theon poteva apprenderla da Ned, quando ancora ne aveva l’occasione:
He once told me that being a Lord is like being a father, except you have thousands of children and you worry about all of them. [...] He told me he woke with fear in the morning and went to bed with fear in the night. I didn’t believe him, I asked him “how can a man be brave if he’s afraid?”. “That is the only time a man can be brave”, he told me.
Nelle parole di Robb, bellissime, pregne di onore e di “Starkness”, c’è tutta l’ansia del Giovane Lupo di seguire le orme del padre (magari evitando la parte della decapitazione), l’incertezza di un ragazzo che è stato costretto a diventare un uomo troppo presto e che nonostante le vittorie, eserciti che lo adorano e un gigantesco lupo in CGI, non si trova ancora del tutto a suo agio nel ruolo di condottiero dei popoli del nord. E se non bastasse l’impegno di Richard Madden nel rendere tutte le sfumature del carattere di Robb, arriva la scopata di rito con l’insipida Talisa (si chiama così?) a mettere nero su bianco tutta l’incoscienza, l’impulsività di un ragazzo a cui dici “non toccare la figlia del mugnaio” e la prima cosa che fa appena volti lo sguardo è toccare la figlia del mugnaio.
E riguardo a questo, ok la scopata, ma la triste storia di come nella città libera di Volantis gli schiavi vengano maltrattati anche se conoscono il CPR, era proprio necessaria..? E’ tutto screentime che avrei preferito vedere usato in, più o meno, QUALUNQUE altro modo.
The increasingly poor decisions of Catelyn Stark
Ad esempio per mostrarci cosa è accaduto tra Jaime, Cat e Brienne tra la fine dello scorso episodio e l’inizio di questo — chissà se ce lo diranno mai chiaramente (attraverso un flashback o, più plausibilmente, facendolo raccontare da qualcuno) o se siamo di fronte all’ennesimo snodo narrativo lasciato alla perspicacia degli spettatori (che sono perspicaci, grazie al cielo), ma il senso è chiaro: Cat ha liberato Jaime e ha incaricato Brienne di scortarlo in gondola fino a Kinsglanding affinché una volta lì le rispedisca le sue figlie o quello che ne resta.
Ora, per chi ha letto il libro, la liberazione di Jaime era un fatto scontato e una questione di tempo, ma ho avuto modo di scoprire che chi non era spoilerato sulla storia ha visto in questo sviluppo un espediente disonesto, fin troppo funzionale e per nulla credibile; capisco quello che dite e non intendo darvi torto, attribuendo magari parte della colpa alla folle accelerazione che certi eventi prendono nella serie, ma permettetemi di dire la mia: fidatevi, tutto ciò è credibile perché Catelyn Tully è veramente stupida. Così stupida da barattare il Kingslayer, il prigioniero più prezioso che l’esercito del nord potrà mai sperare di avere, in cambio di due bambine che non significano NULLA per nessuno eccetto che per lei e per Robb. E comunque, sempre che Jaime arrivi a destinazione. E sempre che rispetti i patti. E sempre che gli altri Lannister gli permettano di rispettare i patti. E semre che ci siano ancora due figlie da barattare.
E’ vero, è difficile crederci, ma Cat è così: un cuore di mamma sordo a ogni buonsenso, in grado di competere per avventatezza, stupidità e incapacità di vedere la “big picture” con quello di Cersei Lannister.
Father knows best, reprise (a girl lacks honor)
Forse Tywin Lannister dovrebbe puntare tutto sulla straordinaria capacità di autodistruggersi di Catelyn Tully e semplicemente non muovere più un dito fino a guerra finita, invece continua a riunirsi col suo spettacolarmente inutile concilio di yes men per il solo gusto di contraddirli qualunque cosa dicano; la decisione ultima sembra essere quella di ripiegare su Casterly Rock, troppo vicina alle grinfie del Giovane Lupo, non prima però di aver premiato Arya per la fedeltà e l’efficienza nel versare il vino lasciandola ad Harrenhall al servizio di Gregor Clegane, un personaggio che — nonostante il cambio di attore — forse alcuni di voi ricorderanno perché è un fottuto psicopatico del cazzo che affetta i cavalli quando gli gira male.
Non desta stupore che Arya decida di tagliare la corda, avendo ormai perso l’occasione di togliere di mezzo Tywin come già si era “occupata” di The Tickler e Ser Amory, stupisce invece il modo in cui incastra Jaquen, ritorcendogli contro il loro accordo e costringendolo a compiere un piccolo massacro, ben più impegnativo delle 3 morti che l’assassino dal meraviglioso accento le aveva promesso, per permettere la fuga da Harrenhall a lei, Gendry e Polpetta (o quale che sia il riferimento alimentare nel nome del ragazzo cicciotto).
Una mossa audace, sfrontata (onestamente, voi avreste il coraggio di cercare di fottere Jaquen H’ghar?), che colpisce soprattutto per la volontà di giocare sporco e agire fuori dagli schemi, ma anche questo, in fondo, è naturale: se per Robb il defunto, onorevole Eddard Stark è ancora il modello di buona condotta e qualità cavalleresche da emulare, la lezione che, morendo, Ned ha impartito ad Arya è ben diversa e infinitamente più dura: l’onore è una zavorra.
Bronn tells it as it is
Prendo in prestito il titolo che secondo la mia amica Alice un eventuale (graditisismo) spinoff su Bronn e apro una breve parantesi su quanto cazzo adoro le scene ambientate a Kingslanding.
Tyrion e Bronn si confermano LA coppia della serie: ultimi, improbabili, baluardi a difesa di un regno che, diciamolo, non merita poi così tanto di essere difeso, li troviamo intenti a elaborare strategie in vista di un assedio che ormai è dato per certo, armati solo di libri, buonsenso e di “pig shit” (come uno scettico Bronn aveva definito il wildfire degli alchimisti) mentre da un lato avanzano le armate di Stannis e dal’altro incombono la totale idiozia e inadeguatezza di Cersei e della sua degna progenie King Joffrey from Prickland.
Il pragmatismo ad ogni costo di Bronn — che rifiuta di indossare il gold cloak, il capo che sancisce il suo innalzamento di rango, per paura che lo rallenti in combattimento e risolve in mezza giornata il problema della criminalità semplicemente facendo uccidere tutti i ladri “noti” — può essere il giusto bilanciamento all’approccio fin troppo teorico di Tyrion all’arte della guerra: se poi Varys ci fa il piacere di non cambiare squadra nel bel mezzo della partita, ci sono buone possibilità di portare a casa la pelle, e lasciamo pure che intanto Cersei si convinca di stare intessendo chissà quali intrighi mentre FA PICCHIARE LA PUTTANA SBAGLIATA — anzi, vediamo se riusciamo a trovarle una pala più grande, così riesce a scavarsi la fossa più in fretta.
Intanto, oltre la barriera (Jon Snow won’t get laid)
Fatto prigioniero dagli wildlings, Jon si ctrova faccia a faccia con il cattivo di He-Man più stiloso del mondo e capisce, imboccato da Qhorin, che il modo migliore per non sprecare tutto lo screentime che gli è stato dedicato finora è non farsi ammazzare subito e provare a infiltrarsi tra le linee del nemico fingendo di voler tradire la Night’s Watch; considerata la velocità con cui procede questa trama, e la prontezza di spirito di Jon, sono certo che lei e il cattivo di He-Man saranno culo e camicia entro la fine del prossimo millennio.
Intanto, Sam, Edd e Pyp Green (perdonatemi, faccio sempre un po’ di confusione tra i membri della NW che non sono Jon e Sam) stanno scavando quelle che, mi spiega l’amica Chiara Lino, devono essere le latrine meno pratiche del mondo (devo ammettere che sullo scavare latrine da campo io so davvero pochissimo) quando trovano, sepolto sotto ben 30 centimetri di neve, un fagotto pieno di armi fatte di “dragonglass” (vetro di drago): non ci vuole un genio o essere particolarmente spoilerati per fare 2+2 e capire che questa scoperta si rivelerà fondamentale quando avremo di nuovo a che fare con un White Walker nella diciottesima stagione.
Where is the God of tits and wine?
Non mi piace ammetterlo ad alta voce, ma non sono soddisfatto di questa seconda metà della stagione. Troppi avvenimenti si susseguono in modo troppo frenetico troppe volte offscreen.
Sovraccarichi di roba, gli ultimi episodi hanno faticato parecchio a trovare una loro coerenza, un tema, un filo logico, e quello di oggi ne è l’esempio finora più lampante: non basta aprire con Theon e chiudere con Bran per chiamare l’episodio “The Prince of Winterfell”, se in mezzo trovano (e rubano) spazio un milione di frammenti scollegati fra loro, spesso troppo brevi, causa la foga di far stare dentro tutto ad ogni costo, e a volte persino superflui (era davvero necessario far comparire Daenerys e Jorah per ripetere cose già dette nello scorso episodio e non farli muovere di un millimetro? Così facendo Benioff e Weiss rischiano seriamente di farci venire a noia il personaggi migliore dell’intera serie).
Se l’episodio si salva — perché si salva, andiamo, è pur sempre Game of Thrones — è per la perfetta caratterizzazione dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere e amare, a una manciata di “duetti” veramente indovinati (Theon/Yara, Arya/Jaquen, Tyrion/Varys e Davos/Stannis – poco rilevanti, questi ultimi, all’interno della puntata, ma protagonisti di un momento davvero significativo per la storia generale) e alla quantità di dialoghi e scambi di battute fulminanti (su tutto: Tyrion/Bronn/Varys). La speranza, naturalmente, è che questo continuo montare l’hype senza arrivare al sodo giunga a un termine, che tutti i dubbi e le perplessità vengano spazzati via nel prossimo, attesissimo “Blackwater”.
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