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Contiene Spoiler: Perché l’ultimo episodio di Game of Thrones è dannatamente importante

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Benvenuti su “Contiene Spoiler” una nuova rubrica dal nome ambiguo e misterioso, ma la cui natura vi sarà presto molto chiara: parliamo di spoiler. L’argomento, come se ce ne fossero altri in questo periodo dell’anno, è Game of Thrones e il consiglio degli esperti è che se non siete in pari con gli avvenimenti narrati nel settimo libro della saga martiniana A Dance with Dragons (in Italia La danza dei draghi) dovete smettere di leggere immediatamente.

Tutto chiaro?

Avete messo in salvo donne e bambini? Siete assolutamente sicuri di voler procedere? Da qui in poi è territorio per super esperti o gente che non ama le sorprese.

Cominciamo.

Oathkeeper, l’episodio di Game of Thrones andato in onda alcune sere fa negli Stati Uniti, non contiene morti eccellenti, colpi di scena eclatanti o nudi particolarmente interessanti, mentre violenza e stupri di gruppo sono tutto sommato relegati a elementi di contorno, eppure si tratta forse dell’episodio più importante realizzato finora. Il motivo è la scena con cui la puntata si chiude, una sequenza a seconda dei punti di vista estremamente suggestiva o incredibilmente kitsch, che porta con sé una rivelazione di importanza cruciale tanto per gli spettatori del telefilm quanto per i lettori dei libri.

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Fin dalla seconda stagione sapevamo che Craster, il raffinato re-barbaro che vive a nord della Barriera e pratica l’incesto a livelli agonistici, sembrava aver trovato il modo di tenere lontani i White Walkers offrendo loro in sacrificio i propri figli maschi appena nati. Quello di cui non eravamo sicuri era se questo corrispondesse effettivamente a realtà o si trattasse, come spesso accade nell’epopea di Martin, di un misto di superstizione e pragmatismo (agli occhi di Jon Snow, Craster non è che un tiranno che si libera dei figli maschi per paura che crescendo possano spodestarlo e si giustifica chiamandolo “sacrificio agli dei”): bene, ora abbiamo visto con i nostri occhi un White Walker (lo stesso mostrato nel finale della seconda stagione) raccogliere letteralmente un neonato abbandonato nella neve e portarselo via.

E già questo è qualcosa che, per quando intuibile, non era mai stato descritto chiaramente nemmeno nei libri.

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Ma ancora più interessante è la destinazione del bambino: dopo aver attraversato lande ghiacciate a bordo del suo cavallo-zombie di fiducia, vediamo il White Walker fermarsi davanti a una sorta di tempio e adagiare il neonato su un altare, dove un mostro di inedita bruttezza lo raccoglie, gli punta un artiglio sulla guancia cicciotta e lo trasforma… In un altro White Walker?!

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Avevamo visto morti tornare in vita, ma mai esseri umani vivi trasformarsi in… Qualcos’altro. Per di più lo stesso Walker che trasforma il neonato sembra appartenere a una “specie” mai vista prima. E non è finita, perché la scena, nella sua semplicità, ci dice tante altre cose sui White Walker che la pur ricca prosa di Martin non aveva mai neanche sfiorato: la presenza di un “tempio”, una struttura che non è certo cresciuta da sola ma è stata costruita, i gesti precisi e in qualche modo solenni (notate che il secondo Walker si allontana da una schiera di altri che rimangono immobili ad osservare), le differenze — nel “ruolo”, nell’aspetto e persino nell’abbigliamento — tra i due Walkers… Se i morti tornati in vita (“Wights” nei libri, non ricordo se sono mai stati chiamati in qualche modo nella serie) non sono che zombie superforti e proporzionalmente stupidi, i White Walkers che abbiamo visto in questo episodio sono esseri intelligenti organizzati in una società con i suoi rituali e addirittura una sua gerarchia!

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Ma la vera bomba non è neanche questa.

HBO Go, la piattaforma streaming di HBO, indica nelle note all’episodio il secondo Walker come “The Night’s King” e a chiunque abbia letto i libri questo nome dovrebbe far suonare tipo un milione di campanelle.

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Mai comparso attivamente negli eventi narrati nei libri, il Night’s King è il protagonista di una leggenda nota agli abitanti del Nord, un comandante della Night’s Watch (nientemeno che uno Stark di nome Brandon) vissuto nell’Era degli Eroi che avrebbe tradito i suoi compagni e il suo giuramento per unirsi a una donna “con la pelle fredda come il ghiaccio”, impazzire, proclamarsi Re e iniziare a compiere sacrifici umani.

Possibile che HBO Go abbia commesso una leggerezza e pescato un nome totalmente a caso per un personaggio totalmente a caso, ma se il distinto signore con la pelle bianca e le corna che vediamo in Oathkeeper è quel Night’s King, siamo di fronte a una mezza rivoluzione — per due motivi.

Il primo riguarda la storia, perché cambia tutto (il poco) che credevamo di sapere sui White Walkers: come nascono, da dove vengono, quanto hanno in comune con gli esseri umani, cosa nasce dall’unione tra un Walker e un essere umano e, soprattutto, vedremo mai una sexy Walker di sesso femminile?
Non di meno, se questa leggenda è vera, non possiamo fare a meno di chiederci: quante altre lo sono?

Il secondo motivo riguarda lo storytelling, perché per la prima volta in 4 anni il telefilm supera i romanzi e ci fornisce delle informazioni totalmente inedite, fa luce su misteri che i libri, in vantaggio di almeno tre “stagioni”, non avevano ancora svelato.

Per quattro anni la totale sudditanza nei confronti della saga letteraria ha rappresentato il difetto principale e il più grande limite di Game of Thrones: che sia questo il segnale d’inizio di un nuovo corso? Certo, è ancora presto per auspicarsi un sistema narrativo in cui due media diversi procedano in parallelo e si completino a vicenda, ma che sia finalmente arrivato il momento in cui anche per i lettori di restare a bocca aperta di fronte alla tv?

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