![game of thrones 2x07 neofiti](http://www.serialmente.com/wp-content/uploads/game-of-thrones-2x07-neofiti.jpg)
Disclaimer: Ciao. Questo articolo è esattamente identico all’altro che vedi in home sullo stesso episodio, l’unica differenza è che qui commenta chi NON ha letto i libri di George R. R. Martin della saga A Song of Ice and Fire e può solo fare ipotesi, non spoiler, sull’avanzamento della trama.
Per spiegarci meglio: Su intelligente suggerimento di un utente (Rampion), abbiamo infatti deciso di seguire l’esempio di The A. V. Club e sdoppiare l’articolo per consentire a tutti di discutere in tutta tranquillità dell’episodio, senza preoccuparsi di spoiler che possano rovinare la visione della serie. Pertanto, i commenti in calce a questo articolo sono riservati solo agli utenti che non hanno letto i romanzi da cui è tratto lo show. Nessuno spoiler sarà tollerato.
La discussione è aperta anche ai lettori di libri capaci di infilarsi un calzino in bocca.
A Man Without Honor
Scritto da David Benioff & D. B. Weiss. Diretto da David Nutter.
«It’s all just a game!»
Ok, un bel respiro. Pronti.
Con quanto sto per scrivere sono sicuro che molti tra voi, soprattutto gli avidi lettori, vorranno presto vedere la mia testa infilzata a un palo in stile Eddard Stark, e di certo non mi salverà la totale ignoranza della saga letteraria, di cui ho letto giusto qualche pagina mentre mi annoiavo in libreria. Ma non bruciamo le tappe, facciamo in modo che il vostro odio possa accendersi e crescere lento tra strizzate d’occhio e punzecchiate e… no, ho cambiato idea. Via il dente, via il dolore.
Mh, non so bene come iniziare. Ah, sì. Game of Thrones è bello e bravo e tra poco ci toglieremo il cappello, abbasseremo il capo e salmodieremo il nostro amore sincero alla serie. Ma prima di arrivare a quel punto, vorrei spendere subito due parole su quella metà dell’episodio – sì, proprio quella, avete capito – in cui distrarsi a contare le particelle di polvere sulla tastiera era l’unica alternativa al coma. C’è un termine preciso che descrive questa sensazione, cioè NOIA (si, lo ripeto, NOIA, di quella in caps lock), e accompagna le scene dei due pesi morti il cui arco narrativo è attualmente utile quanto i peli sulle mie braccia.
JON SLOW – L’araldo dei Night Watchers, di certo pedina centrale degli eventi che si stanno preparando, in questa puntata esplica questa sua fantomatica “centralità” non facendo altro che… camminare. Cammina cammina cammina cammina cammina, ma trova addirittura il tempo di battibeccare con la selvaggia peperina ginger che gli fa battute impertinenti sui suoi genitali a cui lui risponde sfoderando la magnum la turtle face il broncio, almeno fino a quando non finisce catturato come un demente. Beh, SOME RELEVANT STUFF.
La NOIA in caps lock mi ha involontariamente portato a fare un veloce riepilogo mentale delle vicende che hanno accompagnato il nostro caro Jon dall’inizio della serie a oggi: Jon se ne va a The Wall, rimane a The Wall, rimane a The Wall, uccide uno zombie, rimane ancora un po’ a The Wall e poi si avventura a Nord. In conclusione cosa ha fatto finora? Manco la barba, anzi quella è venuta a noi. Ma non avrei grossi problemi rispetto al nulla narrativo se almeno il personaggio non fosse l’essere vivente più imbecille che abbia calpestato il suolo di Westeros, degno erede di quell’arguto stratega che è stato il compianto Ned Stark. Parliamoci chiaro: Jon Snow è la nuova Sookie Stakehouse: inutile e bionda dentro. Almeno lei ha la decenza di girare senza veli assieme a uomini di un certo calibro. What about you, Jon? WHAT ABOUT YOU?
O CIELO MI SONO SPARITI I DRAGHI – Nonostante anche qui il fulcro dell’azione fosse il mero camminare, l’intera storyline di Danaerys sviluppata nel corso della prima stagione aveva dinamiche tra personaggi (Khal Drogo, Viserys e Jorah) e conflitti in grado di trasformare quella lentezza in densità narrativa. Il finale ci aveva quindi caricato di ulteriori aspettative riguardo il sentiero che Danaerys avrebbe intrapreso per ricongiungersi alla trama principale.
Dopo SETTE puntate invece Danaerys ha continuato a camminare pure lei, stavolta praticamente da sola se escludiamo il suo consigliori Jorah. Camminare camminare camminare camminare. Ora giunti in questa specie di Xanadu di Essos che succede? La somma Khaleesi smette di camminare e prende a parlare, parlare, parlare, attaccando bottone con chiunque e continuando a ripetere fino allo sfinimento la sua catchphrase “I am the Mother of dragons, DON’T TELL ME WHAT I CAN’T DO” (ah, no, quello era un‘altra serie) ottenendo spesso come semplice risposta un piano d’ascolto dell’interlocutore con l’espressione “Mei cojoni!”. Qualche burlone allora ha pensato bene di fregarle i draghi JUST FOR THE LULZ, come farebbe un bullo con la compagnuccia di scuola che si porta in classe THREE FUCKING DRAGONS. Il finale smuove un minimo questa situazione che dire ristagnante è praticamente flirtare, ma non basta. C’è bisogno di una svolta più incisiva, di una vera direzione! Perché capisco che forse è troppo presto per coinvolgere Danaerys negli eventi di Westeros, ma allora bisogna trovarle un arco narrativo che sia degno, non un giochetto sfiancante di disavventure e intoppi alla “e oggi cosa si frapporrà tra me e la conquista del mondo?” che non fa altro che sminuire un personaggio che non se lo merita affatto.
È ovvio che presto o tardi queste due storyline confluiranno nella trama portante e bla bla bla, ma adesso come adesso girano a vuoto e lo fanno ormai da troppo tempo. Almeno se vogliamo continuare a raccontare i soporiferi turbamenti sessuali del giovane Jon Slow, facciamogli fare il broncio sì, però chessò, nudo!
Preferirei a questo punto che gli autori utilizzassero Danaerys e Jon Snow in maniera drasticamente ridotta, soltanto quando fosse davvero necessario al racconto e non per assicurare la quota screentime sindacale a personaggi che IN QUESTO MOMENTO non se lo meritano.
«The more people you love, the weaker you are».
Grazie a R’hllor, il resto della puntata decolla e viaggia su livelli altissimi, soprattutto quando coinvolge i Lannister che – altro motivo per cui mi odierete a morte – sono la mia casata preferita. Non so nei libri, ma nella serie i Leoni vincono a mani basse su tutto il resto.
CERSEI LANNISTER – La conflittualità e il fascino che contraddistinguono questo personaggio caratterizzano al meglio i due confronti verbali con Sansa e Tyrion. La figura che ne esce fuori è quella di una donna e madre costretta a dare valore a un destino che le è stato marchiato addosso, a fare della sventura la propria forza, mostrando una fragilità che risuona potente con quella dimostrazione di potere riservata a Littlefinger nella premiere: «Power is power» ora appare quasi come il suo epitaffio. Lena Headey ci regala un’interpretazione misurata e intensa da Emmy immediato. Applausi.
TYWIN LANNISTER – Non ho problemi ad ammettere che i faccia a faccia tra Tywin e Arya sono da settimane i momenti che preferisco della serie (assieme a quelli che coinvolgono Tyrion, obviously). Approvo la decostruzione di queste figure di villain in rapporto diretto con gli stessi Stark di cui dovrebbero essere acerrimi nemici. Per Arya e Sansa infatti i Lannister si sono mossi a ricoprire il posto di mentore occupato prima dal padre Ned: nonostante lo voglia morto, Arya si dimostra affascinata dall’intelligenza e la sapienza di Tywin (così simile a quella del figlio Tyrion che il lord ha sempre tenuto lontano), mentre Sansa senza accorgersene ha intrapreso un percorso simile a quello della regina di King’s Landing, per lei quasi un possibile flashforward. Così facendo gli autori alzano la posta in gioco e proiettano il conflitto tra i personaggi su tutto un altro livello. Bravi.
JAMIE LANNISTER – Chi invece non intende offrire alcuna prospettiva diversa al proprio personaggio è Jamie, The Kingslayer, che non si fa scrupoli a uccidere un suo famigliare (e sappiamo quanto siano importanti i legami di sangue nel gioco dei troni, SOPRATTUTTO per la casata Lannister) pur di portare scompiglio all’accampamento del Re del Nord, ora in gita romantica spacciata per negoziazione della resa nemica (alzi la mano a chi questa storyline romantica con la crocerossina ha già dato noia). Il piano di Jamie è chiaro: forzare la mano dei suoi nemici affinché possano ucciderlo ponendo fine alla prigionia e all’influenza che essa ha avuto sulle mosse strategiche dei Lannister. Il suo discorso sull’onore recitato di fronte al cugino che presto avrebbe ucciso è uno dei momenti più alti dell’episodio.
Per il resto le pedine continuano a muoversi a Nord, con Theon che tenta di risolvere i problemi provocati dalla fuga dei piccoli Stark con una messa in scena che di certo gli esploderà in mano. Da segnalare anche il ringraziamento di Sansa a The Hound, omone poco incline a rispondere “prego” preferendogli invece un “mi piace ammazzare la gente, grazie lo dico io a te!”. Inoltre aggiungo che la puntata colleziona sequenze visivamente mozzafiato, merito anche di David Nutter, un tipo che di regia televisiva se ne intende.
In conclusione, la seconda stagione di Game of Thrones tocca picchi di eccellenza quando si focalizza sul conflitto a Westeros, ma gira a vuoto quando divaga oltre i confini dei Sette Regni. Proprio per questo tra le 5 stelline della parte sul continente e le 2 di Jon Slow e Khaleesi, la puntata si becca 3 stelline e mezzo. Bella lì.
L'articolo Game of Thrones – 2×07 – A Man Without Honor (Neofiti) sembra essere il primo su Serialmente.