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Disclaimer: Ciao. Questo articolo è esattamente identico all’altro che compare in home; l’unica differenza è che qui commenta chi NON ha letto i libri di George R. R. Martin della saga A Song of Ice and Fire e può solo fare ipotesi, non spoiler, sull’avanzamento della trama.
Per spiegarci meglio: Su intelligente suggerimento di un utente (Rampion), abbiamo infatti deciso di seguire l’esempio di The A. V. Club e sdoppiare l’articolo per consentire a tutti di discutere in tutta tranquillità dell’episodio, senza preoccuparsi di spoiler che possano rovinare la visione della serie. Pertanto, i commenti in calce a questo articolo sono riservati solo agli utenti che non hanno letto i romanzi da cui è tratto lo show. Nessuno spoiler sarà tollerato.
“There’s a beast in every man, and it stirs when you put a sword in his hand”
Game of Thrones è senza ombra di dubbio una saga maestosa ed imponente, la cui gran forza – a mio avviso – sta nel saper combinare un certo “realismo” della messa in scena (ma anche delle dinamiche) ad un senso di “esoticità” tipico del genere fantasy in cui è iscritta. Questo grande intreccio di storie, personaggi e macchinazioni non è però privo di difetti, e – ahimè – la narrazione appare a volte fin troppo frammentata e dispersiva, e in alcuni casi anche lenta oltremisura.
Se le prime due puntate di questa terza stagione hanno saputo reintrodurci ottimamente nel corso degli eventi, incuriosendoci anche con la gradita aggiunta di nuovi personaggi (amo già Lady Olenna), giunti al terzo episodio mi sarei aspettato qualcosina in più in termini di azione e movimento. Quantomeno le primissime scene hanno il pregio di puntare meno sui dialoghi e più sulla componente visiva, dando modo a David Benioff e Daniel B. Weiss - adattatori e produttori esecutivi della serie – di farsi notare alla loro prima vera prova di regia. La scena del funerale di Hoster Tully - il padre di Catelyn – è completamente incentrata sui gesti fisici dei personaggi, in particolare del figlio Edmure e del fratello minore Brynden. Il primo non riesce a dar fuoco alla pira del padre, abbandonata alla corrente della Red Fork, e dopo essersi ricoperto di ridicolo facendo tre buchi nell’acqua, vede strapparsi di mano l’arco dallo zio, che dimostra di avere una mira e un atteggiamento da vero badass (dopo aver scoccato la freccia infuocata, se ne va senza guardare il risultato, totalmente sicuro di aver fatto centro). Scopriamo che Edmure, fallimentare anche nelle strategie militari, ha perso parecchi uomini per conquistare un misero mulino (prendendo come prigionieri dei giovani Lannister di poco “valore”) e che Brynden non aveva avuto un buon rapporto col burbero fratello.
Piccolo capolavoro della puntata è la scena seguente ambientata nella nuova sala del consiglio di King’s Landing (in assoluto la mia ambientazione preferita), dove i personaggi convocati da Tywin cercano la posizione più onorevole al suo tavolo. Ditocorto si appresta a sederglisi il più vicino possibile, battendo in velocità Lord Varys e il Gran Maestro Pycelle, che si accodano accanto a lui. Cersei, arrivata in leggerissimo ritardo, solleva una sedia e senza dire una parola la poggia accanto al padre, sedendosi di fronte a Ditocorto. A quel punto tutti guardano Tyrion, il quale, con strafottenza, prende l’ultima sedia rimasta e la trascina nella maniera più lenta e rumorosa possibile al capo opposto del tavolo, per sedersi proprio di fronte al padre. Ecco, sono questi i momenti in cui sento di amare la serie, in cui il gioco dei troni si rivela in tutta la sua finezza e poesia.
Al tavolo del piccolo consiglio si decidono le nozze fra Ditocorto e quella pazza scatenata di Lysa Arryn (la sorella dell’amata Catelyn), mentre Tyrion viene nominato al suo posto Maestro del conio, con suo grande disappunto. Esercitando questa carica, Tyrion scopre che ha accumulato un sacco di debiti nei confronti di Tywin Lannister ma soprattutto della temibile Banca di Ferro di Braavos. Nel mezzo di queste vicende non molto interessanti (i risvolti potrebbero esserlo però), Tyrion si prende lo scrupolo di ripagare il timido e impacciato Podrik per avergli salvato la vita, iniziandolo al sesso con tre delle migliori prostitute disponibili sulla piazza. Con sorpresa sua e di Bronn, scopre in seguito che le prostitute non hanno voluto accettare una singola moneta d’oro, dando l’idea di essersi divertite parecchio.
Ho trovato abbastanza pesanti da seguire (come quasi sempre, in pratica) le vicende oltre la Barriera, dove comunque si apre uno spiraglio interessante: Jon Snow viene incluso alla spedizione al Castello Nero, contro cui Mance Rayder sta organizzando un’attacco a sorpresa. Sarà interessante vedere che posizione terrà il bastardo, e come giocherà le sue carte ora che sembra (e sottolineo, sembra) essersi fatto un tantino più sveglio. I Guardiani della Notte, affamati ed esausti, chiedono ospitalità a Craster, il quale accetta malvolentieri. Craster prende subito di mira il povero Sam, indicandolo, per la sua stazza, come un “banchetto che cammina” (walking feast), pronto ad essere mangiato dai suoi compagni. Chiaramente a disagio, Sam si allontana e scopre che le urla della donna in travaglio appartengono a Gilly (che per me rimane Cassie di Skins in un ruolo finora bruttissimo), e assiste per un istante al suo doloroso parto.
Qualche sbadiglio anche per la piccola parte di Arya, che non ha tempo di confrontarsi col Mastino (presente nella sua “lista”) sull’uccisione del suo amico Mycah avvenuta in The Kingsroad nei pressi della stessa locanda. Lei e Gendry proseguono il loro cammino, mentre Hot Pie decide di rimanere a lavorare come cuoco alla locanda. Carino il pane a forma di lupo, ma il momento dell’addio mi ha lasciato totalmente freddo.
Molto più interessanti e godibili le vicende di Daenerys, che prende una decisione sull’acquisto degli Immacolati, comprando gli ottomila disponibili, più quelli ancora in fase di addestramento, in cambio del più grande dei suoi tre draghi. Spiazzati, Jorah Mormont e Barristan Selmy cercano di farla ragionare sul valore inestimabile di un drago, ma la decisione viene presa comunque, e al termine delle trattative lei li ammonisce severamente per averla contraddetta in pubblico. Quest’anno sto gradendo molto le parti di Daenerys, le cui scelte sono sempre orientate da buone intenzioni, senza però risultare stupide o ingenue. Molto divertenti – come nella première – le battutacce di Kraznys mo Nakloz durante le trattative, che la povera traduttrice (in seguito comprata da Daenerys) prova a trasformare in frasi non eccessivamente offensive.
“She kicked and wailed, the maid so fair, but he licked the honey from her hair.”
Il duello tra Jaime Lannister e Brienne si era concluso con la cattura di entrambi da parte di Locke, i cui soldati questa settimana ci “deliziano” con una nuova canzone (ultimamente sono tutti canterini a Westeros): The Bear and the Maiden Fair, ripresa in chiave rock nei titoli di coda, scelta stilistica che personalmente non ho particolarmente apprezzato. Mi piace invece come si sia sviluppato il rapporto tra Jaime e Brienne, soprattutto in funzione dell’evoluzione del primo (che mi ha sempre ricordato, come tipo di personaggio, Sawyer di Lost), la cui parabola credo sia già avvertibile in questo episodio. Jaime ha sempre scelto l’egoismo e il disprezzo come armi di difesa, ma adesso sta imparando a rispettare Brienne, e iniziando a temere seriamente per le sue sorti. Per questo motivo la mette in guarda sulla terribile possibilità di subire uno stupro e le consiglia di non opporre resistenza agli abusi dei soldati di Locke. Ma quando capisce che per lei l’onore viene prima di ogni cosa, prova a risparmiarle tale umiliazione, suggerendo a Locke di sfruttare la ricchezza dei Tarth e di restituire a Lord Selwyn sua figlia, viva e possibilmente immacolata. Locke accetta il consiglio e richiama i suoi uomini, ma punisce Jaime per la sua insolenza, tagliandogli di netto la mano destra, in un finale splatter degno del miglior True Blood.
La puntata alterna parti molto buone (quelle di Danerys e di Jaime/Brienne) ad altre stantie e poco incisive, dividendosi in troppi tronconi. L’azione, nel corso dei cinquanta minuti, è relegata praticamente alla sola scena della fuga a cavallo di Theon, a cui fa seguito l’unico combattimento dell’episodio. Per fortuna non mancano alcuni eventi degni di nota, ma la sensazione è che si stia rallentando un po’ troppo, quando era lecito aspettarsi – al contrario – una maggiore spinta sull’acceleratore. Non chiedo che ogni episodio sia come Blackwater – anche se non mi lamenterei di certo – ma diamine, nel mezzo della guerra si sta rischiamo seriamente di morire di noia.
Note sparse:
- Battuta ovvia della settimana: la prossima volta Jaime ci penserà due volte prima di dare una mano a qualcuno.
- Vedere Robb Stark ridere al funerale del nonno è una roba inguardabile.
- I White Walkers lasciano sempre tracce “artistiche”, questa volta a forma di spirale. Uhm… why?
- Dai dialoghi tra Stannis e Melisandre mi sembra di capire che il “mostro di fumo” se lo siano “giocati” ammazzando Renly. E adesso lei sta partendo per andare a farsi ingravidare da qualcuno che abbia lo stesso sangue di Stannis. Ho capito bene? Also, WTF?
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